Dal 3 febbraio 2024, l’Italia a Parigi apre le porte alla mostra “Città Immaginaria”, ispirata al libro “Le città invisibili” di Italo Calvino.
“Le città, come i sogni, sono fatte di desideri e di paure, anche se il loro filo del discorso è segreto, le loro regole assurde e le loro prospettive ingannevoli; E tutto ne nasconde un altro. “Non ho né desideri né paure”, dichiarò il Khan, “e i miei sogni sono composti dalla mia mente o dal caso”. Anche le città credono di essere il prodotto dello spirito o del caso, ma nessuno dei due è sufficiente a mantenere in piedi le loro mura. Una città non ti piace per le sue sette o settantasette meraviglie, ma per la risposta che dà a una tua domanda. » Italo Calvino, Le città invisibili, 1972.
Questa mostra collettiva si concentra sul modo in cui alcuni artisti – consciamente o inconsciamente – vedono la vita urbana, con l'obiettivo di esplorare il rapporto tra l'uomo contemporaneo, il suo immaginario e la città.
Riflettendo la diversità della vita urbana, la mostra comprende disegni, poster, fotografie, collage e forme d'arte ibride. Gli artisti provengono da New York, San Francisco (USA), Parigi, Roma e Torino (Italia). Le opere mettono in risalto le città vicine a questi artisti come Chicago, Memphis, New York, Parigi, Torino, San Francisco, ma soprattutto quelle che appaiono come comune denominatore delle loro opere, le città migliori e più poetiche: la città immaginaria.
Affollata, rumorosa, emozionante, emozionante, costosa, inquinata, stimolante, impegnativa: la città è tutte queste cose allo stesso tempo. La vita urbana può essere sorprendente e familiare, rassicurante e spaventosa. Sia che viviamo in città per obbligo o per amore, la vita urbana modella i nostri stili di vita, i nostri corpi e i nostri pensieri. Allo stesso modo, diamo forma alla città, che è un riflesso delle nostre culture, delle nostre comunità e delle nostre storie. “Essere inerte, deve abitare e viaggiare per acquisire un'anima. Da allora, riflette l'umanità, adottando, nella società umana, l'atteggiamento trasmessogli dai suoi abitanti e dai passanti” (Emile Magny, Estetica dell'uomo). Città 1908, Jolyon: Infolio, 2021).
Allora cosa significa vivere in città? Siamo noi gli attori e le attrici della nostra vita urbana, oppure le vittime della sovrastruttura che ci costringe alla logica del mantenimento di un ordine esistente? E ancora, facciamo oggi parte di una vera e propria vita collettiva oppure siamo un gran numero di individui che convivono nello stesso luogo?
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